Uno molto prezioso è il Museo Archeologico. Si affaccia sulla Piazza del Duomo, di per sè un altro gioiello appunto, urbanisticamente parlando, che vanta l’unico trompe l’oeil architettonico che io conosca: La scalinata di accesso è stata studiata in modo da dare più profondità alla Piazza, dove impera San Cerbone che è stato elevato al rango di Basilica da Paolo VI.
Piccolo ma molto ben allestito, il Museo è all’interno del medioevale Palazzo del Podestà, una ricca testimonianza del secolo d’oro di Massa Marittima. E all’interno una bellissima mostra Il Simposio etrusco, che vanta un pool di studiosi d’eccellenza * ed è coordinata da Francesco Tapinassi. Ordinata da Simona Rafanelli, Giuseppina Carlotta Cianferoni, Biancamaria Aranguren e Roberta Pieraccioli.v. Foto.
Il territorio di Massa Marittima è stato abitato fin dalla preistoria, come viene subito chiarito, con malcelato orgoglio, e al piano terra, per la gioia dei più piccini, è stata anche ricostruita una caverna con una scena di vita dei nostri avi.
Dopo la full immersion nell’età della pietra, arriviamo più vicino a noi grazie ai reperti etruschi, ben presentati all’interno delle bacheche. Buccheri, vasi, crateri, gioie, e oggetti provenienti dalla Grecia, grazie ai traffici via mare, e da Roma. Inusuale qui, un reperto arcaico, l’unico di questo genere in questa zona, una delle statua stele, comunque anomala rispetto alle altre, che sono invece in gran copia al Museo di Pontremoli in Lunigiana. Le statue stele, i cui ritrovamenti segnano un percorso ad arco dalla Spagna alla Russia, tutt’oggi mantengono tenacemente i loro misteri.
Andiamo avanti e ci si para dinnanzi un bronzetto, riemerso dall’oblio alla fine del 700 dagli scavi per la costruzione della strada tra Follonica e Massa Marittima, raffigurante Eracle Callimaco, notevole nonostante sia una copia, quasi perfetta, di quello vero conservato a Firenze.
Massa Marittima è evidente, coltiva la sua vocazione artistica fin dall’antichità, a partire dal suo costituirsi in libero comune circa mille anni fa. I suoi 10.000 abitanti vivevano dei metalli di cui era ricco il comprensorio. Fiorirono le arti grazie alla presenza di artisti come Duccio da Boninsegna, il Pisano, Ambrogio Lorenzetti, Arnolfo di Cambio. Tanta opluenza destò gli appetiti di Siena, sotto il cui dominio la città languì, ma si riprese poi successivamete con i Lorena.
L’arte è il fil rouge di questa città ed è stato un un piacere passeggiare per le vie del borgo sotto gli stendardi, davvero tanti, che l’adornano grazie ad una mostra simpaticissima, Stendardi d’Autore a cura di Art@ltro. Colorati, allegri, variegati, uno per tutti tra le decine delle vie del Borgo, il gaudente Bacco “Bobo” di Sergio Staino, il “papà del mitico Bobo appunto..
Massa Marittima non è una citta da vedere, è una città dove tornare appena si può, per l’architettura, i tesori dell’arte, il jazz, i tanti appuntamenti che i massetani non cessano di inventarsi e che è un piacere condividere.