È tutta questione di… bellezza.
Si discute da millenni sulla bellezza, e ognuno di noi con questo termine si riferisce a qualcosa di particolarmente importante, significativo e pregnante. Eh, sì… perché la bellezza non è solo un concetto, un ideale artistico, ma è soprattutto un riferimento esistenziale che può diventare progetto di vita, anelito vitale senza del quale le brutture di questo mondo non troverebbero posto. Ogni cosa può essere trasformata dalla bellezza, dall’ambiente e dalle persone che la inseguono, come è il caso della cara amica Tiziana Leopizzi.
Lascio che andiate a leggere l’intervista che ha appena rilasciato, mentre vi racconto brevemente la nostra amicizia e la mia collaborazione con lei, che data ormai da qualche anno, durante le sue iniziative.
Per amare la bellezza, nel senso rinascimentale del termine, ossia quella relazione fra ilsingolo sentimento estetico e la sua collocazione in una comunicazione sociale, per tutti, è necessario amare la vita e le persone, per quello che esse sono e rappresentano, soprattutto nelle insufficienze umane.
Mi spiego meglio.
Dal mio punto di vista, ossia antropologico-mentale, poiché l’arte è la messa in scena di se stessi, essa compensa le mancanze, le assenze della nostra vita quotidiana. E la nostra vita quotidiana, come diceva sempre il mio professore Gavino Musio, è unaapprossimazione per difetto a se stessi, perché sono rare le occasioni in cui possiamo dire di essere veramente quello che crediamo di essere, e di poterci esprimere in totale verità.
E la verità è sempre bella, perché essenziale nel suo dolore.
Anzi, forse è bella proprio per questo.
Ma questa verità, cruda, può diventare arte se trasfigurata dalla bellezza che tutte le cose sincere conservano, specialmente inserite nei contesti della vita comune, come un’azienda, una strada oppure un giardino pubblico. Ecco perché le iniziative di Tiziana Leopizzi sono importanti: ci dimostrano che la bellezza è sempre in noi, ovunque e ci accompagna nei nostri percorsi di vita, se desideriamo darle spazio e voce.
Altrimenti, non ci resta che piangere, e mi sembra che in questo mondo si abbiano molte occasioni, forse troppe, per farlo troppo spesso.