La scoperta di Porto Baratti, per me che venivo da Genova, abituata allo splendore delle riviere, fu una sorpresa inaspettata. Un pezzo di costa ligure incastonata in quella toscana. Il golfo profondo, il promontorio che si getta in mare, il verde alle spalle della spiaggia sono proprio tipici della Liguria, ma …ma…tra il verde spuntano delle pietre, li ai bordi della strada, mentre si passa in macchina… pensi di avere le traveggole. E invece no. È la necropoli etrusca, quella arcaica. Sì Perchè ce ne sono due dato che gli abitanti già allora preferirono abbandonare questa sul mare per costruire la nuova necropoli sul cocuzzolo del promontorio.
Ora il porto è sulla sinistra del golfo, ma nell’antichità, ce lo dicono i rilievi aerofotogrammetrici, era sulla destra e comunicava con una fitta rete di canali dove venivano ricoverate le navi. Il mare cosi bello e accattivante, è in realtà una trappola infernale fatto com’è di scogli a fior d’acqua. Una vera miniera d’oro per la popolazione di allora che viveva di pirateria. Con pochi fuochi, piazzati strategicamente, ingannavano i marinai che regolarmente naufragavano, trovando lì pronti ad accoglierli, i tagliagole.
Questa è anche la ragione per cui questo tratto di mare è rigonfio di reperti archeologici, che ci godiamo oggi al museo Gasparri, l’unico museo archeologico privato, ma anche ai musei di Piombino, Firenze, Volterra e Parigi. Proprio in questi fondali un pescatore, con la sua lampara, “pescò” incagliata nella sua rete, la famosissima anfora di Baratti, con i medaglioni sbalzati, la cui tecnica di lavorazione resiste tutt’oggi ai tentativi di conoscerne i procedimenti. Populonia fu una delle 12 lucumonie che tanto filo da torcere diedero ai romani, e quanto vorrei che avessero perso…
Si perché il sistema di vita degli etruschi era molto più civile di quello dei romani. Ma questo è un discorso troppo lungo. Anzi invito chiunque ami questo tema ad intervenire. La zona, defilata dalle rotte principali, l’Aurelia corre all’interno, e dalle paludi dovute all’incuria, si salvò da attenzioni troppo spesso nocive, che ben conosciamo. Via via la zona fu bonificata ma venne agli onori della cronaca con la scoperta della necropoli etrusca, quella arcaica, sepolta dalle scorie che vennero riutilizzate per la necessità di ferro durante la seconda Guerra mondiale, quel ferro di cui la zona era ricca, già fornito come ci narra Tito Livio a Scipione l’Africano per la II guerra Punica. Populonia ora è un sogno fatto realtà, per la sua struttura, per la sua dimensione irreale, perchè un signore lungimirante e generoso la acquisì nel 1936, la volle per sé ma la condivise con la comunità, l’avv. Gasparri, a cui va la mia sentita gratitudine, non solo per il gioiello di cui tutti possiamo godere ma soprattutto per aver educato i suoi numerosi discendenti all’amore per questo paradiso, salvato così dalla speculazione edilizia e comunque praticamente immune dal turismo selvaggio.
La bellezza incute per fortuna una certa soggezione e Populonia che con la sua rocca di influenza leonardesca domina l’Elba el’arcipelago toscano, si erge maestosa e signora, è uno splendore. Il borgo attorno alla sua torre è comunque vivace, grazie ad una serie di operatori commerciali e no che affiancano la famiglia Gasparri nel mantenere un equilibrio così difficile tra mare e macchia mediterranea, tra architettura e archeologia e vita quotidiana. Bravi vero?