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Il successo di un’impresa? Per Vannicola è liberare la mente. Prima di tutto l’idea

Il successo di un’impresa?
Per Vannicola è
liberare la mente.
Prima di tutto l’idea

Basta pensare a Steve Jobs esperto di calligrafia. Da qui un impero …

Paola Palma e Carlo Vannicola, un sodalizio professionale e privato, tanto raro quanto vincente.

Oggi però parliamo di lui. Nasce in Belgio, ascolano di famiglia, fiorentino di studi, genovese docente all’università di Architettura di Genova, cittadino del mondo come professionista – in Cina sta costruendo un borgo intero -, Carlo Vannicola architetto e designer, è ben presto professore della sua stessa passione. Dice “paradossalmente non posso insegnare a progettare, ma posso insegnare a leggere i progetti. Di qui nascerà poi la progettazione, che è un gesto di sintesi esclusivamente personale”.

Affascinato e sedotto per la vita dalla scuola fiorentina di Roberto Segoni, oggi più che mai ne sente l’eredità: “Solo acquisendo esperienza indiretta si possono estrapolare i parametri, ciascuno i propri, atti alla progettazione. L’esperienza può essere indiretta e diretta, ma la prima è quella fondamentale e più facile da acquisire. Questo rende l’Italia, con la sua continuità storica e presenza di eccellenze in tutte le esperienze formali: moda, arte, architettura, musica, etc. il luogo ideale dove studiare il progetto”.

Quindi Vannicola insegna a leggere i progetti perché da questa esperienza, anzi da questa summa di esperienze, nasce lo stimolo al progetto.

Leggere i progetti significa Insegnare i criteri della lettura per scomporre un oggetto, arrivare così al ragionamento che l’ha sotteso. Significa capire che il coltello “di pattada” poteva nascere solo li, in quel luogo in Sardegna, e questo procedimento è applicabile ad ogni prodotto, sia esso micro o macro.

Gli occhi si illuminano al ricordo dei suoi compagni, cresciuti in quel humus fiorentino che ha aperto le porte a carriere folgoranti, assetati di quelle lezioni seguitissime, per esempio sull’ evoluzione tipologica del progetto. Leggere un progetto significa scomporlo, avere capacità critica, curiosità, ricerca tenace e incoercibile. Nessun buon prodotto nasce senza capacità di ricerca e teorizzazioni d’uso.

Chi sono i tuoi mentori?

Leonardo sicuramente, ancora oggi in parte sconosciuto tanta era la sua prolificità creativa ma, nel secolo scorso, Bruno Munari, travisato e vittima, lui dice, del design comuni-cattivo. I suoi progetti sono densi di significati, leggibili a tanti livelli; la crasi è evidentemente riferita al messaggio costruito sì in maniera geniale, ma la facilità della veicolazione del messaggio indotto come elemento prioritario del progetto, ha generato plagio e soluzioni di basso livello. In realtà ogni designer lavora per il sociale, per un sistema sociale che deve essere al centro della propria ricerca, perché il successo di un prodotto si deve all’idea che determina la fortuna di un’azienda e quindi la sua vita, che non è cosa astratta ma vita per chi ci lavora e le rispettive famiglie. ” Evasi”, qui riprodotti, hanno salvato allora un’importante azienda dalla chiusura certa.

Prof è vero che il design si parla un po’ addosso?

Beh si… Oggi – continua – l’azienda specializzata nel prodotto è destinata ad inaridirsi. Anticipando di anni le ricerche degli studi in merito che oggi vanno per la maggiore l’azienda vincente investe ora in – prodotto – servizio – evento – PROSEV Strategy! Il nome simile a quello di una medicina perché é uno dei pochi metodi che possono salvare il sistema industriale italiano.
A parte gli scherzi il parterre è radicalmente cambiato e l’azienda non può fossilizzarsi solo sul prodotto e la sua vendita.

Per esempio – mi dice ridacchiando – potrebbe diventare il guru delle nozze perché, da titolare di un’agenzia di viaggio, applicherebbe il suo prosev, ne prenderebbe una pastiglietta, e voilà il prodotto Matrimonio prodotto servizio evento si trasformerebbe in una azienda e non in una somma di servizi e selezione di prodotti. Tutto programmato e progettato a tavolino. Eccolo qui, Design planning. Cos’è se non l’applicazione dei sistemi emotivi dell’evoluzione. Per conferma della tesi e applicazioni estreme, arriva a definire la festa religiosa, di paese, come archetipo della pratica, in cui il prodotto da vendere è la fede, dimostrando che il sistema funziona anche per il virtuale.
Faccio parte del sistema – continua – e non me ne pento.

E internet? – azzardo timidamente… –

Certo internet! Udite udite, ha acuito il potere captativo di ogni antenna. La bellezza, grazie ad Internet, é migliorata, anzi la ricerca della bellezza è tornata alla grande. La ricerca per tipologia e immagine nei motori di ricerca riporta la bellezza del prodotto a primo elemento distintivo sul mercato. E aggiungo io finalmente, grazie al design, vettore privilegiato, possiamo riscattare la bellezza dalla cattività in cui l’ha relegata un certo settore dell’arte contemporanea, quello commerciale, preferendole il sensazionalismo di qualunque tipo.

La bellezza è da sempre la prima funzione di un prodotto ben progettato. E oggi abbiamo il mondo intero come fonte primaria a disposizione. Internet ha prodotto un’accelerazione della diffusione della bellezza. La bellezza disattesa e vilipesa negli ultimi decenni, componente fondamentale del DNA Italia, peraltro motore d’impresa e di economia, torna ad essere fondamentale ed è fondamentale che la scuola torni ad insegnarne i parametri.

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